Continuano gli eventi di “Natale a Isernia 2010”. Domani, per i bambini, in piazza Andrea d’Isernia, ci sarà l’atteso arrivo di Babbo Natale che, alle ore 17, scenderà dal campanile della Cattedrale. Si ripeterà, quindi, l’iniziativa che lo scorso anno ottenne tanto successo.
L’appuntamento di domani dà l’occasione per alcune considerazioni sull’origine della figura di Babbo Natale, che in realtà non è altro che la trasformazione, degenerata in chiave consumistica, di San Nicola.
Tale santo è uno dei più celebri e amati del mondo. Originario della Licia, fu vescovo di Mira e il suo culto s’è diffuso ovunque, anche in Italia. A San Nicola vengono attribuiti vari patronati: dei viaggiatori, dei marinai, dei prigionieri, dei pastori, degli oppressi, dei servi, e di tutti coloro che in qualche modo sono sofferenti e si trovano in difficoltà.
Ciò che l’ha caratterizzato universalmente, però, è la protezione dell’infanzia, che gli deriva da un episodio prodigioso secondo il quale il vescovo di Mira ridiede vita a tre fanciulli uccisi, tagliati a fette e conservati in salamoia da un macellaio.
Nicola è in tal modo diventato «il santo dei bambini»; non a caso è menzionato in numerose ninne nanne, nelle quali è invocato a protezione del bimbo dormiente. Di conseguenza, è anche diventato il santo “di Gesù Bambino”, titolare d’una festa che anticipa il Natale – San Nicola, infatti, si festeggia il 6 dicembre, data della sua morte (dies natalis) – e che l’ha costretto a vestire i panni biancorossi d’un mito dei fanciulli di tutto il mondo: Babbo Natale.
Il nome Nicola deriva dal Nikolaus che, attraverso le grafie di vari idiomi europei, diventa Niclaus e poi Claus, da cui Santa Claus, che è appunto il nome con cui gli statunitensi chiamano Babbo Natale. Il mantello vescovile si cambiò in una zimarra rossa orlata di pelliccia, e la mitra in un floscio tutulus dello stesso colore. Aggiunta una slitta trainata da renne, la trasformazione si completò.
Il fatto che Santa Claus dispensi regali trova fondamento in un miracolo compiuto da San Nicola, il quale, un giorno, donò tre sfere d’oro ad altrettante giovanette, salvandole dal meretricio a cui voleva avviarle il padre che non poteva maritarle perché povero e impossibilitato a fornire le figliole di dote. Il regalo delle tre preziose sfere assurge a dono simbolo, il presente che i bambini attendono nel periodo natalizio.