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Commercializzazione dei tartufi, scoperta una maxi evasione dell'Iva

redazione
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Le Fiamme Gialle di Isernia, al termine di una approfondita attività investigativa condotta nel campo della compravendita della redditizia tuberacea, hanno scoperto che una società pentra, operante nel settore, ha posto in essere una cospicua evasione all’imposta sul valore aggiunto, omettendo, nell’arco degli ultimi tre anni, versamenti del tributo dovuto per un importo complessivo pari ad € 10.652.712,00. La società controllata, pur avendo adempiuto agli obblighi imposti dalla vigente normativa in ordine alla tenuta delle scritture contabili ed alla presentazione delle dichiarazioni, non ha versato l’IVA a debito scaturente sia dalle vendite che dalle autofatture relative all’acquisto di tartufi dai raccoglitori occasionali. La normativa vigente, infatti, prevede che il cosiddetto “cavatore” non abbia alcun obbligo ai fini I.V.A., mentre l’acquirente del prezioso “Tuber Micheli 1729” deve adempiere con autofattura, con la conseguenza che in capo allo stesso si genera un ingente ammontare di IVA da versare all’Erario. I finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria hanno accertato che la società controllata, negli ultimi tre anni, ha acquistato tartufi per circa 26 milioni di euro, per poi rivenderli alle principali aziende nazionali di trasformazione e commercializzazione di prodotti a base del prezioso tubero. Il legale rappresentante della società è stato segnalato alla locale Procura della Repubblica per le violazioni penali previste dal Decreto Legislativo n. 74/2000.

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