Numerosi interventi anche di leader politici nazionali e molisani hanno rilanciato nelle settimane scorse il tema dei contratti di solidarietà alla ITTIERRE come strumento per assorbire tutta la occupazione dei lavoratori rimasti in CIGS.
E’ pur vero che siamo di fronte a scadenze elettorali e quindi il fuoco delle polemiche tenderà ad aumentare , ma credo sia necessario sgomberare il campo da inutili polemiche e verosimilmente indirizzare le nostre proposte verso obbiettivi raggiungibili e più coagulanti per forze sociali e politiche che si vogliono misurare sul versante dello sviluppo industriale ed occupazionale in Molise.
I contratti di solidarietà che pure erano uno strumento a disposizione in tutta la prima fase sono stati scartati dalle OO.SS. per la semplice ragione che non sono applicabili nella realtà produttiva attuale della ITTIERRE.
Ricordo a tutti che i presupposti per la applicazione dei CDS sono essenzialmente due: la fungibilità delle mansioni e il carico produttivo ovvero una produzione sufficiente a poter alternare e far lavorare le oltre ottocento lavoratrici e lavoratori.
Lasciamo stare al momento la fungibilità delle mansioni che pure è un problema in una azienda che deve recuperare velocemente la produttività persa negli ultimi tre-quattro anni, ma il problema fondamentale resta la produzione e le licenze necessarie.
Ricordo inoltre a tutti che in sede di cessione della Ittierre è venuta a mancare una importante licenza che da sola garantiva il 50% del fatturato della azienda ed era da traino ad altre più piccole licenze.
Nessuno forse ha stigmatizzato a sufficienza il comportamento e l’etica della Maison Cavalli che dalla sera alla mattina ha tolto la produzione da una azienda italiana per darla ad una altra che – ha già dichiarato - voleva produrre all’estero. Sarà stata una decisione contrattualmente ineccepibile ma sta di fatto che ha tolto lavoro a metà dei lavoratori Ittierre. Con buona pace del cosiddetto Made in italy e della sua occupazione.
Nei fatti abbiamo dovuto fare un accordo al Ministero dello sviluppo economico che – volendo noi salvaguardare i livelli occupazionali preesistenti alla perdita della licenza – ha dovuto accedere ad una CIG straordinaria che non era prevista.
In sintesi si è fatta una apertura di credito verso il nuovo imprenditore nella certezza che avrebbe colmato con nuove licenze il vuoto produttivo che si sarebbe venuto a creare già nel 2011. E a questo siamo.
La Ittierre deve dotarsi al più presto di un parco licenze che permetta il lavoro alle 570 lavoratrici e lavoratori superando la CIGS interna che al momento coinvolge una ottantina di lavoratrici e lavoratori e proiettandola verso un futuro di sviluppo che possa nel tempo assorbire i lavoratori che ne sono rimasti esclusi.
Ed è su questo che come OO.SS. intendiamo esercitare il nostro ruolo anche nei confronti del nuovo imprenditore che ha il compito di stabilizzare l’azienda e dare un nuovo assetto organizzativo e dirigenziale. Non ci sono scorciatoie a questo percorso - per noi come per le forze politiche- a meno che non si voglia mettere in situazione di pericolo l’azienda e i posti di lavoro così faticosamente conquistati.