Quella di servire l'altro è una concezione che non ci è mai entrata in testa. Daltronde i soggetti e le idee più rivoluzionari hanno introdotto spesso concetti avversi alla nostra natura. E la nostra natura, anche quella biologica, possiede un istinto primordiale che ci porta inesorabilmente alla sopravvivenza, allo spirito di autoconservazione anche estremo e quasi sempre a dispetto degli altri e dei loro interessi pur di far prevalere il nostro.
Anzi questi eroi, in genere passati alla storia e degni della nostra più estasiata ammirazione, hanno attirato folle ed attenzione paradossalmente impenetrabili. Li guardiamo come fossero uomini di un altro pianeta o di una differente e forse superiore specie. Perchè in fondo noi tutti ci sentiamo meschini. Pronti a comprare . Pronti a svendere e a svenderci per poco. Anzi per per quel molto poco che ci conviene. Che ci fa sentire mestamente soddisfatti di noi stessi. Magari anche solo in nome del principio secondo il quale è assolutamente necessario prevalere sugli altri e sull'ambiente che ci circonda. Non ci sentiamo all'altezza. Dobbiamo sentirci giustificati. Ciascuno dai propri più o meno sensati alibi, più o meno quotidiani, più o meno ampi nel corso della nostra vita e delle nostre ambizioni. Noi tutti ci sentiamo sostanzialmente esautorati. Vogliamo rimanere nella nostra piccolezza. Sentiamo queste scelte alternative come di un ordine superiore, che non ci appartiene e non può appartenerci mai. E poi perchè io? Non sono mica un santo? Non sono mica un eroe? Perchè aiutare gli altri? Perchè essere utile? Perchè sacrificarmi? Perchè fare questa scelta di essere una persona migliore? Perchè magari rimetterci? Perchè farsi avanti prima degli altri? Perchè essere diversi dagli altri? Cosa è questa gratuità dell'essere? Ma no. Sono soltanto un misero uomo. Magari questo credo comune consente a tutti di pensare che in fondo qualcuno lassù ci comprenderà e in tutti i casi ci perdonerà certamente.