Giovedì pomeriggio si sono aperte le buste contenenti i piani migliorativi dei due gruppi che si contendono l’ITTIERRE. Confermano il loro interesse il gruppo comasco, Albisetti, impegnato nell’intimo e nel beachwear e la cordata capitanata da Borletti, azionista di Rinascente con gli ex-obbligazionisti e il fondo di private equity Antares di Stefano Romiti. Miglioramenti sul fronte occupazionale da entrambe le offerte: Albisetti punta al mantenimento di 600 dipendenti e degli esterni delle cooperative, nonché al riassorbimento dei 200 attualmente in cassa integrazione, a condizione del recupero dei fatturati persi a seguito della grave crisi che ha colpito l’azienda. Anche il gruppo Borletti alza a 500 il numero dei dipendenti da acquisire, contro i soli 300 di cui si parlava ad agosto. Tante poi le proposte di business messe sul piatto della bilancia da entrambi i potenziali acquirenti. L’azienda comasca può vantare ottimi contatti sul fronte licenze, dati i rapporti già consolidati con le maison Cavalli e Galliano con cui producono linee mare ed intimo, ma ancora più allettante sarebbe l’arrivo a Pettoranello di nuove licenze di abbigliamento. "Noi possiamo contare su 12 licenze tra cui tra cui quella con Alviero Martini, Alexander McQueen e Vivienne Westwood – anticipa Antonio Bianchi, presidente della società al Sole24ore - Produciamo linee, inoltre, per Burberry e Balenciaga. Ciò significa ampliare il portafoglio licenze anche di Ittierre e rafforzare i canali distributivi". Buone notizie anche per la produzione made in Italy: nel piano è previsto lo spostamento in Molise di una parte della produzione di Albisetti attualmente realizzata in Est Europa. Promessi inoltre fatturati a quota 250 milioni entro il 2012 e oltre 350 milioni nel 2013, grazie a nuovi monomarca e aperture dei franchising Hit Gallery, negozi contenitore di tutti i marchi aziendali. Altro fattore di sviluppo è stato individuato nel mercato dell’Estremo Oriente su cui Albisetti intende investire ampiamente. Meno notizie filtrate in merito ai dettagli del programma di Borletti che appare meno ottimistico e più cauto. Su questo piatto della bilancia pesano forza finanziaria, capacità commerciale e apertura al marketing di prodotto. Il managing partner del gruppo, Paolo De Spirt descrive rigidamente l’ultimo periodo Ittierre al Sole24 Ore: “La procedura di cessione, per sua natura, ha portato un deterioramento delle attività. La società è passata da un fatturato di 500 milioni di euro agli attuali 200 milioni - continua il manager – ora però è necessario riportare equilibrio nella società dando stabilità ai marchi attualmente in portafoglio e creando nuove opportunità in aree di mercato non ancora presidiate” Crescita più realistica stimata da Borletti: incremento del 10% in tre anni e conseguimento dell’obiettivo dei 300 milioni fra cinque anni. Per il raggiungimento dei propri obiettivi, pare sia già pronta una squadra di nuovi manager di rilievo del settore moda come Jean Marc Loubier, ex vice-presidente in Luois Vitton ed ex-ad di Escada. Inoltre il Gruppo Borletti metterebbe a disposizione di Ittierre la rete di contatti con catene di grandi magazzini internazionali, come Printemps e Rinascente. Novità anche nel settore pelletteria, dove il gruppo porterebbe una partnership con un operatore specializzato. Ma in questo caso, fanno gola le risorse finanziarie del gruppo. Il managing partner del Gruppo Borletti si limita a dire: «la società ha bisogno di risorse importanti e di circolante: è per questo che ci siamo associati con primarie istituzioni finanziarie che potranno supportare la crescita». Settimana decisiva quindi per l’azienda di moda: i commissari, a seguito di un confronto con il Ministero dello Sviluppo Economico, decideranno il futuro dell’Ittierre. E non sarà facile.