A due mesi dalla scadenza del bando con cui l’Ittierre è stata ufficialmente messa in vendita, ci sono ancora molti interrogativi irrisolti e mancano risposte chiare su ogni fronte. Le poche notizie che circolano sulla questione sono affidate a indiscrezioni della stampa e alle voci circolanti nei corridoi dell’azienda. Per cercare di capirci qualcosa in più, iserniaoggi.net ha intervistato il segretario nazionale del comparto moda della FEMCA CISL, Stefano Ruvolo, che ha seguito l’intera trattativa delle aziende coinvolte nel crack It Holding, fin dal febbraio 2009, data di avvio dell’amministrazione straordinaria. La settimana scorsa, Ruvolo in rappresentanza della Femca Cisl e insieme agli altri sindacati nazionali del tessile CGIL e UIL, aveva già interrotto il silenzio sulla trattativa Ittierre per lanciare l’allarme e sollecitare ufficialmente una presa di posizione da parte del Ministero dello Sviluppo Economico. Ma il tempo passa e l’ittierre è giunta quasi alle porte di una nuova stagione di vendita, durante la quale si presenterà di nuovo al mercato senza avere una proprietà. - Cosa vi ha spinto come sindacati a richiamare l’attenzione della pubblica opinione sull’urgenza di trovare una soluzione al caso Ittierre? Quali sono i rischi che corre l’azienda rimanendo ancora in Amministrazione Straordinaria? La situazione degli ordini in portafoglio non e' rosea e anche le risorse finanziarie a disposizione, mi dicono, sono finite. D’altronde, la gestione dei commissari straordinari ha avuto il merito di tenere in piedi l'azienda. E non e' poco. Per il resto - complice l'aggravarsi della crisi - la gestione e' deficitaria: abbiamo molti lavoratori in Cassa Integrazione a zero ore e un meccanismo di rotazione che lascia molto a desiderare. Non siamo contenti, insomma, in particolare perché le risorse finanziarie messe a disposizione e garantite dal Ministero dello Sviluppo Economico non sono state utilizzate al meglio. I lavoratori, al contrario, con la Cassa Integrazione hanno pagato un prezzo alto. - Quali sono ora le prospettive per l’Ittierre? Cosa potrà cambiare con l’arrivo del nuovo imprenditore? La Ittierre ha bisogno di una nuova guida imprenditoriale al più presto. Ora tocca all'imprenditore, che dovrà assicurare nuove risorse, rilanciare le produzioni, consolidare le licenze, insomma garantire un futuro migliore all’occupazione. Le aziende che producono moda hanno, peraltro, cicli economici e produttivi sfalsati. Oggi - ad esempio - si fanno i campionari e produzione per il 2012 e qualsiasi piano di risanamento della Ittierre produrrà effetti solo dopo parecchi anni. In altri termini prima si inizia e meglio sarà. - Le offerte per l’Ittierre vengono da due fronti: Albisetti e la cordata Borletti. Secondo le ultime notizie, il favorito dovrebbe essere l’azienda comasca. Esiste una concreta possibilità che sia proprio Albisetti ad aggiudicarsi il polo tessile molisano? Fra le due cordate che si sono proposte pare che Albisetti abbia presentato l'offerta migliore. Infatti, le nostre informazioni dicono che il piano depositato da quest'ultimo al Ministero sia superiore quanto a risorse finanziarie da investire in Ittierre e anche quanto ad occupazione. - Qual è il ruolo che il sindacato dovrà giocare al momento della vendita dell’Ittierre ad una nuova società? Quali sono gli ambiti di contrattazione nei quali il sindacato potrà prendere posizione? Sulla occupazione tutto e' rimandato all'accordo sindacale. Dal momento del conferimento da parte del Ministero dello Sviluppo economico ci sono 25 giorni per definire l'accordo sindacale sugli aspetti occupazionali. - Almeno nella fase iniziale, una parte dei lavoratori rischia di non rientrare nella nuova azienda. La nuova Ittierre riuscirà a riassorbire tutto il personale? A mio avviso e' possibile pensare ad un accordo sindacale che possa interessare tutti i lavoratori oggi in forza all'Ittierre. Si tratterà di graduare strumenti e tempi, ma sono convinto sia possibile per il nuovo imprenditore poter utilizzare nel breve periodo tutti i lavoratori.